Si perché, diciamocelo, io ad avere un’etichetta tutta mia ci tenevo… e ora che ce l’ho la cucio su qualsiasi cappello, così poi ve li vendo, voi li portate in giro ed il mio ego cresce.
Piccole innocue soddisfazioni. Un’etichetta rossa, perché il rosso è uno dei miei colori preferiti.
Di stoffa, come si conviene ad una vera etichetta. Bellissima. almeno per me, e questo può bastare, essendo i MIEI cappelli fino a quando non decidete di comprarli. Sull’etichetta non c’è scritto uncinetto compulsivo, è troppo lungo. C’hats è più semplice e immediato. Cappelli. Facile. Chissà, magari poi questa cosa la cambierò anche.
Solo per chi ama approfondire
ovviamente c’è di più. Intanto l’etichetta è bifacciale, su un lato la scritta C’hats, sull’altro il mio amato cilindro fa da sfondo a una piccola C.
Il lato della scritta
“C’hats” è sì, i cappelli di Cristiana, molto semplicemente, ma è anche un piccolo gioco di parole che suona come “gatti”, e chi mi conosce sa della mia mania per questi animali magici. Ho da tempo superato i quaranta e sono una irrecuperabile gattara, sappiatelo.
Il lato del cilindro
Il cilindro è il mio cappello preferito, l’ho detto mille volte e anche in questo blog lo ripeto fino alla noia… quindi mi sembra perfetto come simbolo per me, ed è volutamente grande abbastanza da contenere la lettera C, come a rappresentare il fatto che i miei cilindri sono talmente enormi e ingombranti da sembrare quasi che siano intenzionati appunto a “contenerti”. Quante cose in uno spazio così piccolo, eh…